Il boom delle “cure miracolose”

La pandemia di Covid-19 in Africa - e non solo - ha visto moltiplicarsi la vendita illegale di prodotti più o meno nocivi, spacciati per rimedi infallibili. In Ghana un’inchiesta giornalistica ha portato ad una serie di arresti

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Acquisto di farmaci contraffatti nel mercato di Adjame ad Abidjan, in Costa d'Avorio, nel 2007. (Credit: NPR/ip-watch.org)

“Scoppiato il virus, trovato l’inganno”. Parafrasare il famoso proverbio rende l’idea di quello che è accaduto in questi mesi. Mesi che hanno visto proliferare rimedi di ogni sorta per combattere, anzi guarire dal Covid-19.

L’11 marzo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiarava la pandemia, il 19 marzo sul sito dell’Interpol veniva pubblicata la notizia dell’operazione Pangea XIII che ha coinvolto 90 paesi nei vari continenti e si è risolta con il sequestro di maschere e disinfettanti scadenti, farmaci antivirali non autorizzati e medicinali contraffatti, molti dei quali dichiaravano sulle etichette di essere una cura per il coronavirus. Valore della merce, 14 milioni di dollari, 121 persone arrestate.

Senza contare i 2mila link online che portavano a siti che pubblicizzavano prodotti miracolosi. In confronto a precedenti operazioni, l’aumento dei farmaci antiretrovirali non autorizzati è stato pari al 18% e del 100% quello della clorochina. La clorochina, farmaco antimalarico, fin dall’inizio dello scoppio della pandemia è stata pubblicizzata in molti paesi africani come un rimedio assolutamente efficace anche nei confronti del Covid-19. Ma ricordiamo che persino Trump ha dichiarato per settimane di fare uso di idrossiclorochina per prevenire il coronavirus.

Secondo l’Oms, il commercio di medicinali falsificati – dove per falsificati si intende che possono contenere principi attivi errati o non contenerne affatto, che possono contenere elementi dannosi o che non siano stati registrati e autorizzati – vale più di 30 miliardi di dollari nei paesi a basso e medio reddito. Nel migliore dei casi non hanno i risultati sperati da chi ne fa uso (che naturalmente non sa che sta assumendo un medicinale contraffatto), ma nel peggiore dei casi possono provocare danni o addirittura la morte.

Secondo l’Oms circa 100mila decessi all’anno in Africa sono legati al commercio di medicinali contraffatti. Il think tank britannico International policy network (Ipn), stima che i decessi a livello globale siano 700mila, soprattutto causati da falsi farmaci contro la malaria e la tubercolosi. “L’equivalente di quattro jumbo a pieno carico che si schiantano ogni giorno” commenta l’Ipn.  

Imbroglioni e ciarlatani proliferano anche nelle piccole dimensioni di “imprese” familiari. Come quelle scoperte in Ghana dal reporter investigativo Anas Aremeyaw Anas che – muovendosi sotto copertura – ha portato a galla un giro di produzione e vendita, messo in piedi velocemente in questi ultimi mesi da chi ha trovato terreno fertile per sfruttare la pandemia (e la paura che si porta dietro) per fare quattrini. Tanti quattrini. Fatti i conti, un mercato che vale migliaia di dollari.

Il giornalista investigativo ha portato prove di alcuni falsi medici o farmacisti, come quello ad Abuja che vende il “vaccino orale” contro il Covid, ed erboristi che nel corso di questi mesi hanno messo in circolazione (e venduto) migliaia di bottigliette. Fasulle per il Ghana standard authority (Gsa) che le ha analizzate, riscontrando anzi in un caso livelli di batteri e contaminazioni ben oltre gli standard e nell’altro alti tassi di fosfina, un gas tossico.  

In un caso la persona ne aveva fatto pubblicità in radio. In realtà esiste il divieto di vendere prodotti medicinali non autorizzati dall’autorità competente, la Food and drug authority, nessun divieto però di ripetere più volte ai microfoni della radio il suo numero di telefono, dopotutto si proponeva per semplici consigli.

In Africa sono molto comuni l’uso della radio, dei pulpiti delle chiese o di centri di incontro e di preghiera per fare pubblicità di ogni cosa, compresi rimedi “senza ombra di dubbio efficaci” contro ogni tipo di mali. E anche in questo caso, sia i luoghi di preghiere che le stazioni radiofoniche sono state il principale palcoscenico di imbonitori di varia natura.

Anzi, persino sui social sono apparsi video di ogni sorta di chi assicurava che la cura giusta stava nel mangiare tante cipolle, oppure tanto pepe, oppure nell’usare erbe particolari. Poco danno in queste proclamazioni naif. Molto, invece, in quelle di chi ha costruito un impianto criminale mirato a ben altre scene e guadagni.  

Come si vede nel video diffuso dalla BBC, c’è chi operava gestendo una piccola fabbrica e un negozio/farmacia di spaccio al dettaglio. Persone che si vantavano di aver guarito ipotetiche importanti figure, come leader di governo o come massime autorità locali, i chief. «La gente lascia la quarantena o l’ospedale quando sa che noi siamo in grado di curarli» racconta, a telecamera nascosta, uno dei finti medici che indossa un immacolato camice bianco e che si vanta di avere una clientela “importante” e, naturalmente, danarosa.

Il costo per una bottiglietta del liquido miracoloso? L’equivalente di 613 euro, ma contrattando si arriva 380 euro. Però c’è un vantaggio: il prodotto fa effetto in 30 minuti. Insomma un misto di dabbenaggine e assurdità che però non impediscono a questi fantasiosi – e pericolosi – personaggi, di colpire laddove le persone sono più fragili.  

Creduloni, ingenui, comunque sia pare che non sia difficile abbindolare chi ha paura o non ha strumenti per capire che ci si sta semplicemente prendendo gioco di loro. In questo caso l’inchiesta ha portato ad una serie di arresti. Il problema è che sono tante, invece, storie analoghe nascoste e che non verranno mai a galla.

L’uso delle erbe è una tradizione antica che si è sviluppata nei secoli grazie anche alla presenza di numerose piante medicinali, un’arte che suo malgrado viene messa invece in cattiva luce da balordi e criminali. Recentemente l’Oms ha fatto un passo avanti, accogliendo proposte e innovazioni – che stanno arrivando da varie parti del mondo – che riguardano medicine tradizionali e lo sviluppo di nuove terapie nella ricerca di potenziali trattamenti per il Covid-19. 

Si riconosce che la medicina tradizionale, complementare e alternativa, ha molti benefici e l’Africa, in particolare, ha una lunga storia di medicina tradizionale ed esperti che svolgono un importante ruolo tra le popolazioni locali. Piante medicinali come l’artemisia sono considerate possibili trattamenti per il Covid ma, si avverte, è essenziale procedere sempre attraverso test scientifici per valutarne l’efficacia e gli eventuali effetti collaterali.

Insomma, sì alla medicina tradizionale, ma solo su basi scientifiche, in una sorta di collaborazione tra tradizione e scienza dove gli unici a non avere spazio sono, ovviamente, ciarlatani e imbonitori.