Le notizie dall’Africa in podcast – Lunedì 6 luglio 2020

Ascolta le principali notizie di oggi dal continente, a cura della redazione di Nigrizia

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Giovani milizie armate nello stato di Jonglei, Sud Sudan (Credit: allafrica.com)

Oggi parliamo di nuovi scontri intercomunitari nello stato sudsudanese di Jonglei, delle polemiche nella Rd Congo per l’invio di ex combattenti contro le milizie in Ituri e delle recenti dichiarazioni del presidente algerino sulla crisi in Libia.

Sud Sudan: nuovi scontri intercomunitari nello stato di Jonglei

Almeno 38 persone sono state uccise e altre 44 ferite in un attacco avvenuto venerdì nella città di Duk Padiet nella contea di Duk. Tra le vittime anche donne e bambini. “Gli aggressori sono giovani Murle armati e in uniforme militare”, ha detto a Radio Tamazuj il direttore esecutivo della contea di Duk.

L’attacco si somma alle notizie di scontri in corso nell’area di Gumu-ruk tra Murle e Lou Nuer. Tra gennaio e maggio di quest’anno nello stato di Jonglei, la Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan ha registrato 415 scontri violenti tra le due comunità. Le autorità affermano che fino a 800 persone sono state uccise da quando l’ondata di attacchi è iniziata a febbraio.

Rd Congo: il presidente invia militari contro le milizie in Ituri

Nella Repubblica democratica del Congo il presidente Felix Tshisekedi ha inviato i militari nell’est del paese per cercare di fermare i quotidiani massacri compiuti da diverse milizie ribelli, sostenute dai paesi confinanti e con appoggi internazionali molto influenti, che cercano di appropriarsi delle terre e dei preziosi minerali.

Una delegazione militare è già arrivata a Bunia, capoluogo dell’Ituri, dalla capitale Kinshasa per mettere fine a questi scontri e convincere i ribelli a deporre le armi. Quello che fa scalpore è che questa delegazione è guidata proprio da anziani capi delle milizie ribelli. Tra loro spicca il nome di Germain Katanga, anziano comandante della Forza di resistenza patriottica dell’Ituri (FRPI) già condannato dalla Corte Penale Internazionale e liberato nel marzo scorso.

Algeria: il presidente si propone come mediatore della crisi libica

Il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, ha ricevuto una telefonata dal capo del Governo di accordo nazionale libico (Gna), Fayez Al-Saraj, il giorno dopo la sua intervista a France 24 nella quale ribadiva che il governo di Tripoli è stato superato dagli eventi. Nella stessa intervista il presidente si è detto pronto a giocare un ruolo di mediazione tra le parti ritenendo che gli sforzi di molti, tra cui anche quelli di Angela Merkel, siano falliti.

A suo avviso molti attori in campo sarebbero favorevoli al nuovo ruolo algerino. Tebboune ha infine paragonato la situazione libica a quella siriana, visti i molteplici interventi stranieri. E il rischio è che anche le tribù libiche prendano le armi, “somalizzando” il paese.