Un argine alle fake “coronanews”

Nasce una call per progetti innovativi di comunicazione che aiutino le popolazioni africane, soprattutto delle campagne, a fare chiarezza sul fenomeno coronavirus. E mettere da parte notizie false che possono aggravare il problema.

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Come fare a comunicare la pandemia – il modo per difendersi, combatterla, vincerla – nelle aree più remote del continente africano? Come assicurarsi che arrivino informazioni chiare e comprensibili a milioni di persone che vivono lontano dalle città, dalle strutture sanitarie e che magari parlano solo la lingua locale?

È quello che si è chiesto l’Africa Centers for disease control and prevention (Africa Cdc) che in collaborazione con il Co-Creation Hub (CcHUB), principale centro di innovazione tecnologica in Africa (sede a Kigali), ha lanciato una call per progetti di comunicazione innovativi sul covid-19. I progetti dovranno prevedere l’uso delle lingue originarie africane e saranno rivolti, appunto, alla popolazione semi-urbana e rurale del continente.

Inoltre, saranno scelti anche sulla base della capacità di contrastare lo scetticismo e la disinformazione, di catalizzare le azioni e la solidarietà dei cittadini e di combattere lo stigma che potrebbe presto diffondersi nei confronti di chi si ammala. Si tratta di dee che prevedono approcci originali utilizzando le più diverse modalità e sistemi di comunicazione: dal fumetto alle animazioni; dalle illustrazioni alle infografiche; dagli sms interattivi alle app per smartphone.

Team e creatività

I team selezionati accederanno a un finanziamento a fondo perduto fino a 5mila dollari. “Lo scopo è quello di educare la popolazione e garantire che le giuste informazioni raggiungano anche località remote in tutto il continente per evitare panico e disinformazione inutili” ha detto Benjamin Djoudalbaye, responsabile delle Politiche, Diplomazia sanitaria e Comunicazione presso l’Africa CDC.

Un modo dunque creativo e utile per educare e sensibilizzare tutta quella parte di cittadinanza che vive nelle periferie del continente, periferie che sono abitate dalla gran parte della popolazione africana. Si tratta di oltre 645 milioni di persone – quasi il 60% del totale della popolazione sub-sahariana (dati World Bank), la maggior parte delle quali non ha accesso all’acqua potabile, né a servizi igienici adeguati e che spesso si trova lontano da centri sanitari. La campagna che sarà messa in atto servirà quindi a raggiungere chi rischia di rimanere ai margini di azioni di prevenzione e controllo dell’espansione del virus. L’iniziativa è supportata dall’Unione Africana e dalla cooperazione tedesca.

Fake “coronanews”

Intanto, qualche giorno fa, African center for strategic studies ha pubblicato un testo sui “cinque miti” o disinformazioni sul coronavirus in Africa. Perché, come avverte il centro studi “la verifica dei fatti e le comunicazioni pubbliche sono necessarie per contenere i costi della diffusione di questi miti”. Costi che potrebbero essere anche fatali, quando riguardano azioni (o non azioni) da intraprendere per difendersi dal virus.

Il primo di questi miti, che dopo l’Europa si è diffuso anche in Africa, è che il coronavirus colpisce soltanto le persone anziane. Un paio di esempi a dimostrazione di quanto ciò non sia vero: in Zimbabwe la prima vittima del Covid-19 è stato Zororo Makamba, giornalista televisivo, 30 anni. Anche in Kenya, è risultata positiva la ventottenne, anch’essa giornalista, Myra Anubi.

Secondo mito, che tra l’altro si è diffuso molto sui social: la clorochina, noto antimalarico, è efficace per  combattere il virus. Nessuna prova scientifica che questo sia vero e, purtroppo, già si registrano effetti collaterali di questa fake (o comunque notizia non supportata da conferme): almeno tre persone sarebbero morte in Nigeria a causa dell’assunzione di dosi massicce del farmaco.

Altra falsa (o non comprovata) affermazione è che il virus non resiste ad alte temperature e che quindi il caldo delle regioni africane può frenarne la diffusione. Si tratta di un’opinione per il momento, opinione che gli scienziati stanno analizzando. In ogni caso paesi africani dove si è registrato un alto numero di casi hanno avuto nelle scorse settimane temperature fino a 40°.

Passiamo all’altro “mito”, il coronavirus può essere trasmesso da zanzare. Un mito che si lega all’utilità (presunta) della clorochina per combattere il virus.

Fake&Social

Infine, una disinformazione che ha dalla sua la potenza dei social. Si tratta della notizia secondo la quale ai padroni di casa è stato vietato di andare a ritirare la mensilità dagli affittuari. In paesi come il Kenya, Sudafrica, Uganda sono circolate false documentazioni, diffuse attraverso i social, che stabilirebbero il divieto per i proprietari di immobili di andare a ritirare l’affitto.

I governi dei paesi in questione hanno chiarito la vicenda, definendo “trash” (spazzatura) i post su facebook e i tweet che parlavano di sospensione del pagamento degli affitti per la crisi legata al coronavirus. Del resto, e non è un caso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia contro il diffuso fenomeno che si sta espandendo, anch’esso come un virus, un queste settimane, l’”infodemic”, vale a dire un’“abbondanza di informazioni – alcune accurate e altre no – che rendono difficile per le persone trovare fonti e indicazioni affidabili”. Nel continente africano sono al momento 6.213 i casi di Covid-19 (50 i paesi colpiti), oltre 200 i decessi.