Le notizie dall’Africa in podcast – Lunedì 4 maggio 2020

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Oggi parliamo della criminalizzazione in Sudan delle mutilazioni genitali femminili, della morte in carcere in Egitto del giovane regista Shady Habash e dei contraccolpi sulle economie di Nigeria e Sudafrica della crisi indotta dal coronavirus

Il Sudan criminalizza le mutilazioni genitali femminili

Con un emendamento alla legge penale approvato lo scorso 22 aprile, il Sudan ha introdotto la pena di tre anni di carcere e sanzioni, per chiunque operi mutilazioni genitali femminili. Si tratta di un importante passo avanti in un paese in cui, secondo le Nazioni Unite, circa l’87% delle donne di età compresa tra 14 e 49 anni, ha subito una qualche forma di mutilazione genitale.

La criminalizzazione della pratica si spera possa anche contribuire a rompere un tabù ancora molto forte anche tra le donne sudanesi su questo tema. Lo scorso novembre il Sudan ha abrogato una legge restrittiva che controllava il modo in cui le donne agivano e si vestivano in pubblico.

Muore in carcere in Egitto il giovane regista Shady Habash

Da 26 mesi attendeva il processo. E’ morto sabato nel carcere Torah del Cairo il regista egiziano Shady Habash. Aveva 24 anni. Il suo legale ha dichiarato che doveva essere rilasciato due mesi fa dopo aver scontato il massimo previsto per la custodia cautelare. Habash è morto nella stessa prigione dove e’ detenuto Patrick Zaki, il ricercatore egiziano arrestato l’8 febbraio scorso con l’accusa di sedizione tramite i social network.

Il giovane regista era stato arrestato nel marzo 2018 perché aveva diretto un video clip musicale in cui il cantante Ramy Essam, esule all’estero, faceva della satira sul presidente Al-Sisi. Anche l’autore della canzone, Galal el-Behairy era stato arrestato e condannato nell’agosto 2018 a tre anni di reclusione. Pure l’uomo che aveva aperto la pagina Facebook del musicista Ramy era stato arrestato. La libertà di espressione è ai minimi storici in Egitto. Secondo l’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere sono 25 i giornalisti detenuti nelle prigioni del paese.

I colossi africani in ginocchio

Le due maggiori economie dell’Africa, quella nigeriana e quella sudafricana, stanno subendo i contraccolpi della crisi indotta dal coronavirus. In Nigeria, a causa della caduta del prezzo del petrolio, lo stato federale ha tagliato il proprio budget di 5 miliardi di dollari. Significa che ministeri e imprese pubbliche hanno visto ridursi le loro risorse di almeno il 20%. Il paese, 200 milioni di abitanti, importa ogni anno derrate alimentari, soprattutto grano e riso, per una cifra che va da 4 a 6 miliardi di dollari.

In Sudafrica la crisi sta accelerando la chiusura della South African Airways, la compagnia pubblica di bandiera, oggi quasi ferma per la chiusura dello spazio aereo in molti paesi. Lo scorso aprile il governo si è rifiutato di fornire alla compagnia, fortemente indebitata, l’ennesimo aiuto di circa 530 milioni di dollari e questo fa prevedere che si vada a chiudere un capitolo aperto nel 1934. Il ministro delle imprese pubbliche ha annunciato che si sta lavorando per creare una nuova compagnia che, verosimilmente, dovrà assorbire i 5.200 dipendenti.