Notizie dall’Africa in podcast – Lunedì 15 febbraio 2021

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Oggi parliamo dell’allarme per nuovi focolai di Ebola in Guinea e nella Rd Congo, dell’arresto di esponenti del deposto regime in Sudan e della creazione in Algeria di un Comitato per la lotta alla tortura e alle condizioni disumane nelle carceri.

Ebola: allarme per nuovi focolai del virus in Guinea ed Rd Congo

L’epidemia di febbre emorragica Ebola torna a colpire la Guinea. Lo afferma l’Organizzazione mondiale della sanità che si è già mossa per circoscrivere il focolaio che si è manifestato nel sud del paese. Finora i casi sono sette e tre i morti. Anche nell’est della Rd Congo, a Biena nella provincia del Nord Kivu, si registrano tre casi.

Il virus di Ebola, che è stato identificato la prima volta nel 1976 proprio nell’Rd Congo, si trasmette all’uomo attraverso il contatto con le carni di animali selvatici infettati e ha un tasso di mortalità molto alto. Nel 2013 l’epidemia, partendo dalla Guinea, si propagò in Liberia e Sierra Leone e si protrasse fino al 2016. Il bilancio è stato di 11.300 morti su 28.600 casi censiti.

Sudan: raffiche di arresti tra i membri dell’ex regime accusati di fomentare violenze

Le autorità sudanesi hanno arrestato quattro figure di spicco del dissolto Partito del congresso nazionale del deposto presidente islamista Omar El-Bashir. I quattro, tra cui l’ex vicepresidente Hassabo Abdel Rahman, sono accusati di aver orchestrato una campagna per destabilizzare il governo di transizione fomentando le violenze che hanno caratterizzato le manifestazioni contro il carovita tenute nelle ultime settimane in tutto il paese.

Giovedì scorso, riferisce il Sudan Tribune, il governatore dello stato di Khartoum ha ricevuto mandati di arresto per 77 membri dell’ex regime. Anche alcuni governatori delle province hanno avviato misure legali contro membri del dissolto partito, che ha governato il paese per tre decenni.

Algeria: nasce il Comitato per la lotta alla tortura e alle condizioni disumane nelle carceri

Sabato è nato ad Algeri il Comitato per la lotta alla tortura e alle condizioni disumane nelle carceri algerine. Un comitato sorto dopo le accuse di violenza e stupro raccontate da un giovane algerino che hanno scioccato il paese e fatto aprire un’indagine dal procuratore generale di Algeri.

All’inizio di febbraio Walid Nekkiche, uno studente di 25 anni del movimento anti regime Hirak, ha denunciato di essere stato torturato e aggredito sessualmente durante la custodia presso il “centro Antar”, una caserma alla periferia di Algeri conosciuta come luogo di interrogatorio da parte dei servizi di sicurezza. «Denunciando il suo abuso davanti ai magistrati, Walid Nekkiche ha rotto l’omertà», hanno dichiarato i rappresentanti del collettivo anti-tortura. «Ora è necessario che i torturatori siano identificati e giudicati».