Il calcio in Burundi non si ferma, nonostante tutto

Il paese africano, in odore di elezioni presidenziali, è l’unico in tutto il continente, e una delle uniche quattro nazioni al mondo, ad aver scelto di non fermare il campionato che ha subito soltanto alcune modifiche a causa dei preparativi al voto di maggio

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A Bujumbura un'addetta misura la temperatura dei giocatori prima dell'ingresso in campo

La salute prima di tutto. Un adagio sul quale in questi giorni sembra essersi appiattito un po’ tutto il mondo, ma non il Burundi, dove il campionato di calcio si continua regolarmente a disputare nonostante la pandemia di coronavirus. 

Dopo un annuncio sui social di Usher Komugisha, giornalista ugandese di Supersport e BBC Africa, negli scorsi giorni sembrava che anche la Primus League, uno dei pochi tornei calcistici ancora in corso nel mondo (insieme a Bielorussia, Nicaragua, Tagikistan e Taiwan) e l’unico in Africa, fosse vicino al lockdown, ma poi si è scoperto che non era proprio così: la federazione, in sostanza, ha confermato la vecchia linea, invitando semplicemente i giocatori, gli addetti ai lavori e gli spettatori, a rispettare le norme di sicurezza per evitare la diffusione del contagio.  

Una decisione, irresponsabile agli occhi di molti e parecchio criticata dalla stampa estera, giustificata però dalle alte sfere governative con il basso numero di contagiati presenti nel paese: sono, infatti, solamente cinque quelli accertati ufficialmente. «Perché dovremmo fermarci? Abbiamo pochi casi di coronavirus.

Ci interfacciamo ogni giorno con il ministero della Salute: se l’epidemia dovesse diffondersi, allora bloccheremmo il campionato», spiegava solo pochi giorni fa in conferenza stampa Révéien Ndirukyo, numero uno della federazione burundese, nonché presidente del Senato.

Un motivo di vanto anche e soprattutto per il presidente Pierre Nkurunziza che, come accade quasi per ogni argomento, ha una sua teoria in merito, anche se non molto originale: «Noi siamo stati risparmiati perché siamo dei buoni fedeli e Dio questo lo sa».

Al termine naturale del campionato burundese, tuttavia, mancano solamente tre giornate. A tenere tutti con il fiato sospeso è l’appassionante duello per il titolo tra Le Messenger Ngozi e il Musongati: i primi sono in vantaggio di 4 punti, ma hanno una partita giocata in più sul gropppone. Per scoprire come andrà a finire, però, ci sarà da pazientare.

In realtà, infatti, qualche modifica nel calendario originario c’è stata, con alcuni turni posticipati e molte partite costrette a traslocare nel tempo. In tutto ciò, però, il coronavirus non c’entra niente: il motivo sono le imminenti elezioni presidenziali (il 20 maggio, ndr), quelle a cui il presidente Nkurunziza, al terzo mandato e sullo scranno più alto del paese dal 2005, ha scelto chissà quanto strategicamente di non candidarsi, spiazzando un po’ tutta la comunità internazionale. 

Calcio e politica, del resto, sono sempre andati a braccetto in Burundi, forse anche più che in ogni altra parte d’Africa. Lo stesso Nkurunziza – che giusto un anno fa provava a capitalizzare politicamente la prima, storica qualificazione del Burundi alla Coppa d’Africa nelle stesse settimane in cui faceva incarcerare tre adolescenti colpevoli di averlo deriso scarabocchiandone un ritratto – è un discreto appassionato di calcio: una volta, per dire, l’ex presidente della FIFA Sepp Blatter gli ha addirittura offerto un ruolo da ambasciatore del massimo organismo calcistico mondiale.

Non di rado il presidente scende persino in campo anche in prima persona, ma affrontarlo da avversario può essere pericoloso tanto quanto farlo nell’arena politica. Per non correre rischi, bisogna concedergli un trattamento di favore, come fanno tutti quelli che incontrano l’Haleluya Fc, il team presidenziale dal nome ecclesiastico di cui è il bomber: vietate le marcature, nessun accorgimento tattico, di contrasti manco a parlarne.

Un tackle un po’ più vigoroso, infatti, può valere la prigione: altro che cartellino giallo o rosso. Ne sanno qualcosa alcuni ragazzi di una rappresentativa di Kiremba, fatti arrestare con l’accusa di cospirazione perché colpevoli di averlo tartassato con troppi falli. 

Non è finita qui. Al presidente della repubblica è intitolata pure la coppa nazionale, di cui nell’ultimo week-end si sono giocati i quarti di finale, dove non sono mancate le sorprese, né i momenti di tensione, tipo la mega rissa scoppiata al termine della sfida tra Musongati e Vital’O, vinta dai primi ai calci di rigore: in semifinale ci saranno anche Rukinzo, Inter Star e i campioni in carica dell’Aigle Noir. A fine maggio, con molta probabilità, non sarà Nkurunziza a premiare i vincitori: dovrebbe farlo il suo successore. Coronavirus permettendo.

(articolo aggiornato al 16 aprile)