Notizie dall’Africa in podcast – Venerdì 12 marzo 2021

Ascolta le principali notizie di oggi dal continente, a cura della redazione di Nigrizia

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(sienanews.it)

Oggi parliamo della situazione degli stranieri nelle carceri italiane, di una nuova manifestazione di protesta oggi in Senegal e della firma di un memorandum d’intesa tra il governo del Sud Sudan e due gruppi ribelli.

Rapporto Antigone: è africana la maggioranza dei detenuti stranieri nelle carceri

Al 31 dicembre 2020 il continente più rappresentato tra la popolazione detenuta straniera in Italia era l’Africa, con 9.261 reclusi, la maggior parte dei quali proveniente dal Nordafrica: Marocco (3.308) e Tunisia (1.775). Mentre la Nigeria con i suoi 1.451 è il paese subsahariano più rappresentato. Sono alcuni dati usciti dal XVII Rapporto sulle condizioni di detenzione, elaborato dall’associazione Antigone e intitolato Oltre il virus.

Alla fine dell’anno scorso erano presenti negli istituti penitenziari italiani 53.364 detenuti, 17.344 dei quali con nazionalità diversa dall’italiana, cioè il 32,5%. Una percentuale, questa, che nel corso degli ultimi 12 mesi si è mantenuta pressoché costante con un picco massimo del 33,1% al 30 aprile e uno minimo al 32,3% al 31 ottobre.

Senegal: oggi nuove manifestazioni di protesta dell’opposizione

Nel paese si annuncia un’altra giornata carica di tensione. Oggi infatti il Movimento di difesa della democrazia ha indetto manifestazioni pacifiche a Dakar e in tutto il paese per chiedere la liberazione di attivisti incarcerati, secondo il movimento, per ragioni politiche. Negli ultimi dieci giorni ci sono stati scontri di piazza con almeno 5 morti: i manifestanti hanno chiesto la liberazione del leader dell’opposizione Ousmane Sonko, arrestato il 3 marzo e liberato l’8: deve rispondere di manifestazione non autorizzata.

Intanto nella regione della Casamance, dove è attivo dal 1982 un movimento indipendentista, un veicolo militare è saltato su una mina che ha provocato la morte di un soldato e il ferimento di altri quattro. Un conflitto a bassa intensità, quello della Casamance, che si è ormai incancrenito.

Sud Sudan: i dissidenti Malong e Amun firmano una dichiarazione d’intenti, primo passo verso la pace

Ieri il governo del Sud Sudan e i leader dissidenti Paul Malong, del Fronte unito sud sudanese (South Sudan United Front) e Pagan Amum, dell’Esercito di liberazione del popolo sudanese (Splm), uniti nell’Alleanza dei movimenti di opposizione sud sudanesi (South Sudan opposition movements alliance – SSoma), hanno firmato una dichiarazione di intenti al termine di 4 giorni di colloqui di pace, in corso a Naivasha, in Kenya.

Il documento, in 15 punti, pone le basi per un futuro accordo di pace, coprendo questioni relative alla terra, allo stato di diritto, alle riforme della sicurezza e alla gestione delle risorse statali. I colloqui sono iniziati nel 2019 a Roma, mediati dalla Comunità di Sant’Egidio, un anno dopo la firma della pace tra l’attuale presidente Salva Kiir e il suo rivale Riek Machar. Sul terreno però il paese risulta essere ancora tutt’altro che pacificato.