Le notizie dall’Africa in podcast – Giovedì 9 aprile 2020

Ascolta in streaming o scarica il podcast delle principali notizie dal continente, a cura della redazione di Nigrizia

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Oggi parliamo della Libia e della dura condanna del segretario generale dell’Onu per i bombardamenti su un ospedale a Tripoli, del decreto con cui ieri l’Italia ha chiuso i porti alle navi di soccorso nel Mediterraneo e dei musicisti africani in campo contro il Covid-19

Libia

Sono più di 200mila le persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni in Libia nell’anno di conflitto iniziato il 4 aprile 2019, a causa dell’attacco delle forze del generale Khalifa Haftar alla capitale libica, Tripoli, dove è insediato il premier Fayez al-Sarraj. La cifra viene fornita dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni in un comunicato in cui si precisa che circa 150mila di questi sfollati provengono da Tripoli. Nel frattempo il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha condannato fermamente il pesante duplice bombardamento, avvenuto lunedì e martedì sull’ospedale generale al Khadra di Tripoli. Guterres condanna inoltre i continui attacchi al personale medico, agli ospedali e alle strutture mediche, in particolare in un momento in cui sono fondamentali per prevenire la diffusione della pandemia di Covid-19 in Libia. Guterres ribadisce la sua richiesta di “un cessate il fuoco globale e una pausa umanitaria in Libia al fine di salvare vite umane e consentire alle autorità libiche e ai loro partner di dedicare tutte le loro energie per fermare la diffusione di Covid-19.

Migranti

Davanti alla richiesta di sbarco dei 150 migranti da parte della nave di soccorso Alan Kurdi, il governo ha emanato ieri un decreto interministeriale che inasprisce il decreto Salvini. In nome del coronavirus, facendo riferimento al soccorso da parte di navi battenti bandiera straniera, chiude i porti per l’intero periodo di emergenza sanitaria per coronavirus, fino al 31 di luglio. Questo avviene mentre, come già succedeva con il decreto precedente, continuano gli sbarchi di piccoli natanti con migranti a bordo (ieri Lampedusa e Trapani), mentre si impedisce lo sbarco di chi è a bordo dell’unica nave rimasta operativa nel soccorso nel Mediterraneo.

Musica contro il coronavirus

La musica come mezzo per sensibilizzare la gente nei confronti del pericolo e invitare a proteggersi. Da Dakar a Kinshasa, dal Madagascar a Abidjan e fino al Sudafrica, il mondo della musica africana si mette al servizio della lotta al coronavirus. Il messaggio passa attraverso i social media. «Il mondo non capisce questo virus che uccide. Il pianeta in quarantena, chi l’avrebbe detto? Le fake news dicono che è la malattia dei bianchi. Che Mamadou il guaritore ha la sua medicina… Questo signor fake finirà per seppellire l’Africa», si canta e si rappa. Il segnale l’aveva dato già il 14 marzo a Dakar Youssou N’Dour, star internazionale della musica africana, cosciente del pericolo, soprattutto dopo la morte del suo amico e maestro Manu Dibango. «Il virus è all’esterno, ovunque. Cattivo, vorace a barbaro. Chiudiamoci in  casa, come in tempo di guerra. Il nemico non ha volto. Lavati le mani», è l’invito a tutti.