Notizie dall’Africa in podcast – Venerdì 18 settembre 2020

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Oggi parliamo di sistemi di money transfert usati da trafficanti di armi in Somalia, di nuove tutele per l’accesso alla proprietà della terra delle donne in Botswana e di un memoriale in ricordo dei dissidenti in carcere da 19 anni in Eritrea. 

Somalia: sistemi di money transfert usati dai trafficanti di armi

Un rapporto dell’Iniziativa globale contro il crimine organizzato transnazionale (Global initiative against transnational organized crime) sui popolari sistemi di trasferimento di denaro della Somalia ha rilevato che negli ultimi anni più di 3,5 milioni di dollari in contanti sono stati trasferiti tra sospetti trafficanti di armi.

Lo studio parla in particolare di un importante commerciante di armi yemenita che è stato in grado di ricevere centinaia di migliaia di dollari in rimesse, nonostante fosse soggetto a sanzioni statunitensi. In risposta al rapporto, quattro società somale hanno detto all’agenzia di stampa Reuters d’aver fatto del loro meglio per conformarsi alle normative globali antiriciclaggio.

Botswana: nuove tutele per le donne grazie a modifiche alla legge fondiaria

Una modifica alla legge fondiaria ha permesso per la prima volta alle mogli di possedere la terra insieme ai loro mariti. La modifica è stata annunciata ieri dal presidente Mokgweetsi Masisi secondo il quale le modifiche approvate tuteleranno anche le vedove e gli orfani capofamiglia che hanno bisogno di terra per scopi residenziali. Fino ad ora, la politica fondiaria del paese impediva alle mogli di possedere la terra di proprietà dei mariti al momento del matrimonio.

La discriminazione ha lasciato milioni di donne senza accesso alla terra in cui vivono e lavorano. Annunciando la riforma con un tweet, il presidente ha scritto che “Ora ogni cittadina potrà beneficiare dell’assegnazione di un appezzamento residenziale in un’area di sua scelta all’interno del paese, sia su terra statale che tribale”.

Eritrea: un memoriale della diaspora europea ricorda i dissidenti in carcere da 19 anni

La diaspora eritrea non dimentica i principali riformisti del paese incarcerati esattamente 19 anni fa per aver espresso il loro dissenso nei confronti delle politiche sempre più restrittive del presidente Isaias Afwerki. Tra gli arrestati, dimenticati nelle prigioni eritree e in molti casi senza giudizio, diversi giornalisti della capitale che, fedeli al loro servizio, avevano denunciato le sparizioni forzate, diventate ormai pratica quotidiana del regime.

Nessuno dei detenuti ad oggi è stato liberato e di molti si ignorano le condizioni di salute. Per mantenere i riflettori accesi su di loro e sulle loro sorti, gli attivisti eritrei in Europa hanno pubblicato sul sito setit.org un memoriale con la lista dei prigionieri, le loro biografie, immagini ed articoli.